Un po' di storia

Lambrugo (da "Lamber bruig" = villaggio del Lambro) ha origini molto antiche, risalenti alla dominazione celtica dei secoli V-IV prima di Cristo. Formato da poche capanne presso il fiume Lambro, le cui acque avevano un livello più alto dell'attuale tanto da formare un piccolo lago, si è poi trasferito sulle immediate alture poste ad occidente del fiume stesso. Ebbe un certo sviluppo attorno all'anno Mille d.C., quando vi si stabilì un ramo della potente e nobile famiglia Carcano, oriunda dall'omonimo paese, ma da tempo trasferitasi a Milano dove occupava posti di potere e di comando. Essa, impadronitasi di un ampio territorio al di qua e al di là del Lambro, costruì nella parte alta di Lambrugo il suo castello e, qualche tempo dopo, verso la metà del secolo XI, fece edificare nella parte bassa del paese, un monastero benedettino femminile di clausura, dotandolo di alcuni terreni. Il monastero ebbe una lunga vita, circa 750 anni, e fu soppresso dalla Repubblica Cisalpina nel 1798. Era un monastero per ragazze provenienti da famiglie ricche e nobili del Comasco e del Milanese. Per questo raggiunse un grande prestigio e potere, attirando l'attenzione di principi e duchi, di vescovi e cardinali, di papi e personalità più in vista del tempo. Attorno al monastero (parte bassa del paese) e attorno al castello (parte alta) si vennero costituendo due distinti comuni che tali rimasero fino alla metà del secolo XVIII quando furono uniti. Religiosamente appartenne alla diocesi di Milano e, in ambito più ristretto alla pieve di Incino (Erba). Civilmente era compreso nel contado della Martesana e nella pieve di Incino che affiancava al potere religioso anche quello civile. Fu poi infeudato ai conti Dal Verme 1380), in seguito al conte Crivelli (1691) Al momento della soppressione del monastero (1798) questo possedeva oltre 4 mila pertiche di terreno, di cui la metà in Lambrugo, e molti edifici (a Lambrugo, Nibionno, Lurago, Inverigo, Mariano). Buona parte dell'arredo del monastero fu venduto dalle stesse monache quando si stava profilando ormai l'imminente soppressione. Il complesso del monastero e tutti i suoi beni, requisiti dalla Repubblica Cisalpina, furono ceduti ad una ditta milanese, che a sua volta li vendette a diversi proprietari che mutarono e si moltiplicarono nel tempo. L'economia del paese fu sempre legata all'agricoltura. All'inizio del secolo XX sorse una fìlanda, poi qualche piccolo stabilimento di tessitura. Fu solamente dopo Ia seconda guerra mondiale (dopo il 1950) che l'agricoltura fu progressivamente abbandonata, così che ai nostri giorni rimane solamente qualche azienda agricola industrializzata.